Photo Ivo Corrà.

“Dove immagini di essere?” è la domanda, indubbiamente suggestiva, che lo staff di Museion rivolgerà ai migranti a partire da domani pomeriggio, quando si terrà il primo di una serie di incontri che proseguiranno fino a giugno. Ma la domanda“Dove immagini di essere?” la si potrebbe (dovrebbe) rivolgere a tutti, non solo a coloro hanno lasciato la propria terra finendo, spesso casualmente, tra le Alpi. Mentre la risposta, può darla persino una visita “inattesa” compiuta proprio al museo d’arte contemporanea bolzanino.

Personalmente l’ho fatta diverse settimana fa, mentre mi aggiravo tra i corridoi per qualche motivo legato alla mostra di Vezzoliancora da inaugurare. Nell’occasione ho visto tre ragazzi africani che venivano guidati da Sarah Greenwood tra le collezioni del museo. Ho chiesto dettagli e mi hanno detto che era un incontro con sei ragazzi del Gambia in preparazione per il progetto europeo “Museum as a Toolbox”.

Era una notizia? No, tanto che Museion non ha emesso comunicato, molti ragazzi africani frequentavano Museion da tempo, non solo il “passage”, non solo l’esterno per connettersi al wifi. Banalmente perché il museo diretto da Letizia Ragaglia è una struttura aperta che possono frequentare, e frequentano, tutti quelli che lo desiderano. I richiedenti asilo lo hanno fatto a lungo, quotidianamente e in varie forme. Insomma, non c’era nulla di straordinario, quindi non c’era notizia. La notizia è arrivata solo ieri, tramite comunicato stampa, perché sono iniziati gli incontri “ufficiali”.

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